I “BENECOMUNISTI” DEL TEATRO VALLE

In nome di un presunto “bene comune” e di una sorta di “superiorità culturale” hanno commesso reati, evaso le tasse, calpestato le norme di sicurezza, omesso di versare i contributi, dimenticato di pagare le utenze (acqua, luce, riscaldamento, telefono). Tanto PAGA IL COMUNE. Da bravi “radical chic” hanno “scroccato” un bene pubblico, lo hanno usato come fosse loro e lo hanno ribattezzato “Teatro Valle bene comune”. Con il supporto, immancabile e propizio, dei soliti “vip” benpensanti, accorsi in massa per sostenere questo esempio di “cultura partecipata”, hanno potuto violentare ogni regola e imporre la loro “legalità”. Da Baricco a Camilleri, passando per Nanni Moretti e Ignazio Marino, arrivando addirittura a Stefano Rodotà. Tutti a sostenere questo presunto “bene comune”. Per il Teatro Valle ha pagato Roma, tutto. Ieri sono usciti e ora si contano i danni. Ma non ci illudiamo, i “benecomunisti” del terzo millennio rientreranno dalla porta principale tra gli applausi scroscianti dei paladini di questa “nuova cultura della legalità”.

Il mondo del Valle, dove le regole non valgono

http://roma.corriere.it/arte_e_cultura/13_ottobre_17/teatro-valle-senza-regolecorriere-web-nazionale-f6b9f3ee-36fb-11e3-ab57-6b6fcd48eb87.shtml

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